Il consumo di suolo

Il consumo di suolo è definito come la variazione da una copertura non artificiale (suolo non consumato) a una copertura artificiale del suolo (suolo consumato), con la distinzione fra consumo di suolo permanente (dovuto a una copertura artificiale permanente) e consumo di suolo reversibile (dovuto a una copertura artificiale reversibile).

Un suolo risulta quindi, consumato quando viene impermeabilizzato e, di fatto, non è più in grado di svolgere la propria funzione naturale.

L’uso del suolo è, invece, un riflesso delle interazioni tra l’uomo e la copertura del suolo e costituisce quindi, una descrizione di come il suolo venga impiegato in attività antropiche.

Il consumo di suolo è un processo associato alla perdita di una risorsa ambientale fondamentale, limitata e non rinnovabile, dovuta all’occupazione di una superficie originariamente agricola, naturale o seminaturale con una fendere il mondo vivente applicando la stessa mentalità che lo sta distruggendo. È un fenomeno legato alle dinamiche insediative e infrastrutturali ed è prevalentemente dovuto alla costruzione di nuovi edifici, fabbricati e insediamenti, all’espansione delle città, alla densificazione o alla conversione di terreno entro un’area urbana, all’infrastrutturazione del territorio.

I suoli che godono di buona salute sono il più grande deposito di carbonio del pianeta. Questa caratteristica, insieme alla capacità di assorbire acqua come una spugna e ridurre il rischio di allagamenti e siccità, fa del suolo un alleato indispensabile nella lotta per la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici (Commissione Europea, 2021).

consumo di suolo, classificazione

Con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che contempla investimenti in infrastrutture e in impianti di energia da fonti rinnovabili, il Governo si è impegnato ad approvare una legge nazionale sul consumo di suolo in conformità agli obiettivi europei, che affermi i principi fondamentali di riuso, rigenerazione urbana e limitazione del consumo dello stesso, sostenendo con misure positive il futuro dell’edilizia e la tutela e la valorizzazione dell’attività agricola.

Sulla Gazzetta Ufficiale del 15 giugno 2022 è stata pubblicata la delibera del Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica (CITE) con l’approvazione del Piano per la transizione ecologica (PTE). L’obiettivo del Piano è arrivare a un consumo di suolo netto pari a zero entro il 2030, ovvero anticipando di vent’anni l’obiettivo europeo e allineandosi alla data fissata dall’Agenda Globale per lo sviluppo sostenibile.

consumo di suolo in Italia

Consumo di suolo (fonte Ispra)

Il consumo di suolo continua a trasformare il territorio nazionale con velocità elevate. Nell’ultimo anno, le nuove coperture artificiali hanno riguardato altri 69,1 km², ovvero, in media, circa 19 ettari al giorno; un incremento che mostra un’evidente accelerazione rispetto ai dati rilevati nel recente passato, invertendo nettamente il trend di riduzione degli ultimi anni e facendo perdere al nostro Paese 2,2 metri quadrati di suolo ogni secondo.

Una crescita delle superfici artificiali solo in parte compensata dal ripristino di aree naturali, pari quest’anno a 5,8 km², dovuti al passaggio da suolo consumato a suolo non consumato (in genere grazie al recupero di aree di cantiere o di superfici che erano state già classi-ficate come consumo di suolo reversibile). Un segnale positivo, ma ancora del tutto insufficiente, tuttavia, per raggiungere l’obiettivo di azzeramento del consumo di suolo netto, che, negli ultimi dodici mesi, è invece risultato pari a 63,3 km², di cui 13,6 di consumo permanente.

Si deve tuttavia considerare che altri 11,9 km² sono passati, nell’ultimo anno, da suolo consumato reversibile (tra quello rilevato nel 2020) a permanente, sigillando ulteriormente il territorio.

I cambiamenti rilevati nell’ultimo anno si concentrano in alcune aree del Paese, rimanendo particolarmente elevati nella pianura Padana, con maggiore intensità nella parte lombarda e veneta. Il fenomeno rimane molto intenso lungo tutta la costa adriatica, dal Veneto alla Puglia e con elevate densità di trasformazione in tratti del litorale marchigiano e in Abruzzo. Il Salento conferma la tendenza degli ultimi anni con una fortissima presenza di cambiamenti. Tra le aree metropolitane più colpite compaiono  Roma e Napoli.

I valori percentuali più elevati rimangono quelli della Lombardia (12,12%) del Veneto (11,90%) e della Campania (10,49%). La Valle d’Aosta è la regione con la percentuale più bassa (2,15%). La Lombardia detiene il primato anche in termini assoluti, con oltre 289 mila ettari del suo territorio coperto artificialmente (il 13,5% delle aree artificiali italiane è in questa regione), contro gli appena 7.000 ettari della Valle d’Aosta.

consumo di suolo, Lombardia
Consumo di suolo in Lombardia (Ispra, 2022)

La relazione tra il consumo di suolo e le dinamiche della popolazione conferma che il legame tra la demografia e i processi di urbanizzazione e di infrastrutturazione non è diretto e si assiste a una crescita delle superfici artificiali anche in presenza di stabilizzazione, in molti casi di decrescita, della popolazione residente.

Il monitoraggio di quest’anno conferma la criticità del consumo di suolo nelle zone periurbane e urbane, in cui si rileva un continuo e significativo incremento delle superfici artificiali, con un aumento della densità del costruito a scapito delle aree agricole e naturali, unitamente alla criticità delle aree nell’intorno del sistema infrastrutturale, più frammentate e oggetto di interventi di artificializzazione a causa della loro maggiore accessibilità e anche per la crescente pressione dovuta alla richiesta di spazi sempre più ampi per la logistica. I dati confermano l’avanzare di fenomeni quali la diffusione, la dispersione, la decentralizzazione urbana da un lato e, dall’altro, la forte spinta alla densificazione urbana, che causa la perdita di superfici naturali all’interno delle nostre città, superfici preziose per assicurare l’adattamento ai cambiamenti climatici in atto.

Il più grande pericolo attuale è rappresentato dalla continua richiesta di spazi da parte del settore logistico.
La regione Lombardia ha appena approvato un piano di sviluppo di ben tre scali cargo: Malpensa, Bergamo e Brescia. Si tratta di nuovi maxi ampliamenti delle attività cargo che riguardano sia l’interno che l’esterno degli scali.
A Malpensa è stata recentemente varata una nuova Cargo city di 44 ettari di superficie, che si aggiunge a quella attuale, nel Parco del Ticino si sarebbe potuto riutilizzare il Terminal 2 (chiuso da due anni).
All’aeroporto di Montichiari (Brescia), la Regione e la provincia di Brescia hanno approvato un piano di sviluppo Cargo per quasi 50 ettari.
Orio al Serio prevede a nord nuovi 47 ettari di aree da cementificare dello scalo una nuova area Cargo da aggiungere a quella attuale a nord dello scalo. 
Senza contare l’invasione di Amazon coi suoi capannoni per la distribuzione di merci. 

In assenza di regole urbanistiche e di rispetto ambientale, l’espansione della logistica ed il consumo di suolo agricolo costituiscono i principali “consumatori di suolo”!

Conseguenze del consumo di suolo sul cambiamento climatico

Il suolo è un vero e proprio regolatore termico: già intorno ai 15-20 cm di profondità, le variazioni di temperatura sono molto limitate e ciò permette al terreno di agire come volàno; le aree in cui il suolo è stato consumato, cementificato o asfaltato tendono a immagazzinare e sprigionare molto calore nei mesi estivi, diversamente da quelle coperte da vegetazione, che, grazie all’evapotraspirazione delle piante, garantiscono un abbassamento di temperatura. Il suolo inoltre agisce come un immenso immagazzinatore di carbonio, tramite l’accumulo di materia organica e la fissazione della CO2 per opera delle piante: contiene circa 1.500 miliardi di tonnellate di carbonio non-fossile, secondo solo all’oceano. Una volta impermeabilizzato, il suolo non può più fissare carbonio, sia tramite la vegetazione sia dall’aria.

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