Le dimensioni dell’impatto sull’ecosistema alpino
Negli ultimi 70 anni, l’economia delle valli alpine è stata alimentata dallo sviluppo enorme dello sci alpino. Le valli, altrimenti destinate a spopolarsi come accaduto altrove, hanno vissuto un nuovo rinascimento.
In Italia ci sono 6.700 km di piste, con una spesa annua stimata di 100 milioni di euro per imbiancarle tutte, e 1.500 impianti che però, con un aumento di temperatura di più di 4 C°, si ridurrebbero al 12% (180).
La maggior parte delle piste da sci è stata livellata su terreni precedentemente alberati. Per permettere di ottenere discese ampie, parte della vegetazione è stata abbattuta. Anche l’erezione di piloni e impianti di risalita ha un notevole costo ambientale in termini di piante divelte.
Negli ultimi settant’anni il turismo sciistico ha trainato le Alpi, ma bisogna riflettere se e quanto questa tendenza sia destinata a durare in futuro. Le Alpi sono una regione a forte vocazione turistica: oltre 100 milioni di turisti all’anno secondo la Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi (CIPRA) che nelle stagioni di punta significa quasi dieci volte il numero dei residenti; l’indotto è intorno ai 50 miliardi di euro annui.
Il turismo invernale legato allo sci è caratterizzato da una forte stagionalità e concentrazione territoriale (turismo intensivo), a differenza del turismo “estivo” che presenta una durata stagionale maggiore ed è maggiormente distribuito sul territorio.

I cambiamenti climatici
Secondo la previsione dei climatologi, la temperatura media annuale nella regione alpina aumenterà maggiormente rispetto alla media globale.
Nella regione alpina si prevede, inoltre, una riduzione della piovosità estiva ed un aumento di quella invernale, ma con riduzione delle precipitazioni nevose. L’affidabilità di una stazione sciistica viene misurata tramite un parametro detto LAN = Linea di Affidabilità della Neve (quota con 30 cm di neve per almeno 100 giorni). Il valore di tale parametro aumenta di 150 metri per ogni °C.
In Alto Adige, ad esempio, quasi tutti i comprensori sciistici sono dotati di impianti di innevamento programmato tanto è vero che oggi può essere innevato circa il 70 – 80% della superficie totale delle piste (4000 ettari).
Per un aumento di temperatura di 2 °C si stima che il numero delle attuali stazioni con copertura nevosa affidabile si ridurrà del 50%, con conseguente perdita di fatturato (fino a -700 milioni di EURO l’anno nel 2030 rispetto al 2006, secondo il Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici – CMCC).
I comprensori sciistici in grado di garantire il limite della neve sicura si ridurrà in modo considerevole. Alcuni hanno già chiuso, lasciando sul campo relitti di mediocre pregio paesaggistico.

Consumo di acqua
L’innevamento programmato (tecnico) si basa su delle macchine che “sparano” acqua nebulizzata e aria compressa: in aria, questa miscela si trasforma in sferette di ghiaccio che precipitano al suolo formando una specie di neve. É però necessario che il clima sia sufficientemente freddo e secco (temperatura di bulbo umido inferiore a -2°C).
Come conseguenza del riscaldamento globale, l’uso di cannoni spara neve è significativamente aumentato. Mountain Wilderness, un’organizzazione internazionale impegnata nella tutela delle montagne mondiali dalla degradazione, stima che per coprire di neve artificiale un ettaro di pista per una stagione sciistica occorrano 4 mila metri cubi d’acqua: un ettaro di grano ne richiede 1700.
Una stazione con 50 km di piste utilizza 200.000 m3 di acqua all’anno e consuma 500 MWh per la neve tecnica (pari al consumo di 250 famiglie).
La neve sparata sulle Alpi consumerebbe la stessa quantità d’acqua utilizzata in un anno da 1 milione e mezzo di persone. Acqua che in alcuni casi, proviene dal rubinetto, in altri è pompata dai fiumi che scorrono a valle, il cui ecosistema viene in questo modo altamente disturbato. Gli additivi utilizzati per non far sciogliere la neve sparata penetrano nel suolo, senza contare che questo manto artificiale permette di prolungare la stagione sciistica ritardando la fioritura delle piante che normalmente sbocciano al disgelo.
Consumo di energia elettrica
Il consumo energetico a giornata di ciascuno sciatore è stato calcolato in un range da 9 a 19 kWh pro-capite, in media 12kilowatt/ora.
Un impianto di risalita consuma dai 300 ai 1300 kWh/anno per metro di dislivello (proporzionale al dislivello superato ed alla lunghezza del percorso). Una stazione con 70km di piste che vende 480.000 biglietti ogni stagione consuma circa 5GWh/annui.
Consumo di gasolio
I mezzi battipista, detti anche “gatti delle nevi”, sono dei mezzi cingolati dalle dimensioni tipiche di 9 metri di lunghezza, 6 di larghezza e motore con potenza di 500 cavalli. Spostando la neve, schiacciandola col loro peso e levigandola, rendono la pista percorribile in sicurezza. Questi mezzi battipista sono equipaggiati con una lama per spostare la neve, una fresa e un “finisher” per levigare la neve. Generalmente risalgono da apposite stradine e operano la battitura in discesa e in salita.
Ogni stagione, si consumano 2-5.000 litri di gasolio per ogni km di pista da battere: molto dipende da quanto sono difficili o larghe le piste e da quanto nevica durante la stagione